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La nostra offerta di vendita è formulata secondo i principi della "trasparenza dei prezzi per i compratori".
Prezzi chiari, sconti reali e i nostri costi aggiuntivi esplicitamente dichiarati.

Benvenuto nel mio e-commerce, prima di spiegarlo estesamente, riassumiamo quanto puoi leggere nel titolo.
Stabiliamo i prezzi senza inganni visivi (9,99 € no, meglio 10 €), i nostri sconti sono reali e motivati (per quantità, promozioni, scadenze), se dobbiamo sostenere dei costi lo scriviamo, non li mascheriamo con finti sconti.

Gestiamo il sito web con Ge.M.M.A. e aderiamo alla loro proposta di "trasparenza dei prezzi per i compratori".

- L'adesione per i venditori è un'opzione, non un obbligo per usare Ge.M.M.A..

Per farvi capire meglio cosa abbiamo deciso di fare, vi spieghiamo ciò che abbiamo rifiutato di fare, ignorando i consigli (inganni) del marketing moderno.

Parleremo:

  • Della scelta dei prezzi di vendita.
  • Dei costi di spedizione.
  • Dei costi connessi ai metodi di pagamento.
  • Degli sconti.

Precisiamo che la trasparenza dei prezzi, di cui ci è stata proposta l'adozione, parte considerando l'effettivo prezzo di vendita, determinato da: spesa (o costo di produzione/acquisto) + guadagno, senza entrare nel merito della determinazione di questo valore iniziale (qualità e composizione del prodotto/servizio), e poi suggerisce di rendere espliciti i costi esterni all'azienda che incidono sul prezzo finale di vendita, per chiederne al cliente il solo rimborso.

 

Prima la cosa più semplice: evitiamo i tranelli visivi.

Nell'ottica della trasparenza, facciamo il contrario di quanto dicono tutti i consulenti di marketing. Evitiamo di praticare prezzi di vendita a cui manca un centesimo, o 10 centesimi, per raggiungere l'arrotondamento all'intero superiore.

È vero che a prima vista, distrattamente, il compratore potrebbe anche percepire un importo inferiore a quello reale, ma così ci sembra d'insultare l'intelligenza dei nostri clienti.

E da compratori, non siete stanchi di essere presi in giro con questi prezzi?

Quindi non vendiamo a 9,99 € ma a 10,00 €;

né a 29,99 € ma a 30,00 €;

né a 79,90 € ma a 80,00 €.

Però se vi fa piacere, e collezionate centesimi, basta dircelo e vi sconteremo i centesimi richiesti. Ma dopo, non prima!

 

Quando esultate leggendo "spedizione gratuita", vi siete mai chiesti se è vero?

Premessa: ci sono dei venditori che sono così simpatici ai corrieri che questi ultimi decidono di offrirgli i loro servizi gratuitamente. Purtroppo noi non siamo tra quelli!

Forse la seguente premessa sembra più veritiera.

Un venditore online deve sempre sostenere un costo per spedire ai suoi clienti i prodotti fisici acquistati. Il costo dipende da: peso e/o volume del pacco; dalla natura specifica del prodotto (normale, fragile, deteriorabile, pericoloso, ecc.); dalla distanza da percorrere per la consegna; dal tempo impiegato per consegnare.

L'incidenza percentuale delle spese di consegna sul guadagno del venditore è tanto inferiore quanto maggiore è il valore assoluto del guadagno. Cioè, ha un impatto limitato quando il guadagno è consistente, per il pregio dell'articolo o per l'ingente quantità di prodotto acquistato, ragione per cui ogni venditore online s'ingegna per indurre i clienti ad acquistare il più possibile in un unico ordine.

In generale, il marketing moderno suggerisce di nascondere le spese esterne presenti nel bilancio del venditore, per riuscire a farsele rimborsare in modo forfettario ma con un importo che sarà sempre maggiore, o uguale, alla spesa.

Per riuscirci con le spese di spedizione, la strategia consigliata è di applicare due diversi comportamenti, scelti in relazione all'importo totale di ogni singolo ordine.

  • Chiedere il rimborso integrale ai clienti che, in un singolo ordine, non arrivano a comprare per un importo totale scelto dal venditore (spedizione gratuita per acquisti oltre i ... €).
  • Azzerarle quando l'ordine è di importo pari o superiore alla soglia decisa, ma congiuntamente, siccome è necessario rientrare delle spese, bisogna attuare uno o entrambi dei seguenti accorgimenti: (1) evitare di proporre sconti per acquisti consistenti; (2) applicare un ricarico, su tutto il listino, leggermente maggiore di quanto desiderato.
    In questo modo chi più compra, meno risparmia.

Cosa abbiamo scelto di fare: preferiamo sempre esprimere chiaramente quanto ci costa una spedizione e chiederne il rimborso e nulla di più, piuttosto che dirvi che se spendete almeno una certa cifra la spedizione sarà gratuita. Ed ora vi illustriamo perché questo è un vantaggio economico anche per voi clienti.

Premesso che quanto segue può essere ovvio per molti di voi e le spiegazioni fornite fino ad ora potrebbero essere sufficienti, facciamo due esempi per provare a quantificare ciò che come clienti già tutti intuiamo, con semplificazioni e cifre simboliche scelte per rendere i calcoli più immediati, ma che rispecchiano la logica e le formule reali.

Supponiamo che:

- La spedizione costa al venditore 10 €. Tralasciamo importi differenziati per peso e destinazione.

- Un singolo articolo viene venduto a 10 €. Tralasciamo la vendita di articoli differenziati.

- Il venditore offre la spedizione gratuita per importi maggiori o uguali a 200 €.

- In ogni caso, quando un cliente acquista articoli multipli, specie se tutti uguali, genera un risparmio nell'impianto organizzativo del venditore, che potrebbe tradursi in uno "sconto quantità" per il cliente. Tralasciamo la metrica per cui a quantitativi crescenti si applicano sconti via via maggiori (scaglioni per sconti quantità).

Esempio 1) Omissione sconto quantità.

Non viene detto che chi compra almeno 20 articoli può beneficiare di uno sconto quantità di 0,50 € al pezzo (sconto del 5%).

Si generano quindi i seguenti casi.

  • Chi compra meno di 20 pezzi, per un ordine di importo totale inferiore a 200 €, paga gli articoli più le spese di spedizione, come accadrebbe se il venditore rendesse sempre esplicite e separate le spese di spedizione. Non c'è differenza tra i due metodi.
  • Chi compra esattamente 20 pezzi, per un ordine di importo totale pari a 200 €, paga la stessa cifra che pagherebbe se il venditore rendesse sempre esplicite e separate le spese di spedizione, solo che ha l'impressione di non aver pagato le spese di spedizione, mentre nell'altro caso sarebbe esplicita la fruizione di uno sconto quantità di 10 € (20 articoli x 9,50 € = 190 €) seguita da una spesa di 10 € per la spedizione.
  • Infine, chi compra più di 20 pezzi, supponiamo 100, paga 1.000 € per gli articoli e ha l'impressione di non aver pagato le spese di spedizione, avendo superato la soglia dei 200 € per l'ordine. In realtà le ha rimborsate e ha consentito al venditore di guadagnare di più, perché con l'offerta di vendita trasparente avrebbe speso 950 € per gli articoli (100 articoli x 9,50 €) più 10 € per rimborsare le spese di spedizione, per un totale di 960 € anziché 1.000 €.

Esempio 2) Maggiorazione del ricarico.

Per il venditore il costo di produzione degli articoli è 5 € caduno e con un ricarico del 90% (prezzo di vendita = 9,50 €) l'attività commerciale rimane in attivo, però per compensare le spese di spedizione offerte gratuitamente oltre un certo importo acquistato, viene applicato un ricarico del 100%, vendendo ogni singolo articolo a 10 €.

Si generano quindi i seguenti casi.

  • Chi compra meno di 20 pezzi, per un ordine di importo totale inferiore a 200 €, paga gli articoli 10 € caduno più le spese di spedizione. Invece, pagherebbe meno se il venditore adottasse la trasparenza dei prezzi, pagando gli articoli 9,50 € caduno più le spese di spedizione.
  • Chi compra esattamente 20 pezzi, per un ordine di importo totale pari a 200 €, paga la stessa cifra che pagherebbe se il venditore adottasse la trasparenza dei prezzi, solo che ha l'impressione di non aver pagato le spese di spedizione, mentre nell'altro caso sarebbe esplicito il costo degli articoli di 190 € (20 articoli x 9,50 €) più 10 € per le spese di spedizione.
  • Infine, chi compra più di 20 pezzi, supponiamo 100, paga 1.000 € per gli articoli e ha l'impressione di non aver pagato le spese di spedizione, avendo superato la soglia dei 200 € per l'ordine. In realtà le ha rimborsate e ha consentito al venditore di guadagnare di più, perché con l'offerta di vendita trasparente avrebbe speso 950 € per gli articoli (100 articoli x 9,50 €) più 10 € per rimborsare le spese di spedizione, per un totale di 960 € anziché 1.000 €.

Il metodo normale che un venditore applica per annullare le spese di spedizione può essere l'unione dei due illustrati negli esempi.

A questo punto vi chiediamo: quale di questi due venditori preferireste?

  • Il venditore moderno, che offre spedizione gratuita per ordini superiori a 100 €, ma che indica delle spese di spedizione leggermente superiori ai suoi costi, non offre sconti per grandi quantità acquistate e per sicurezza ritocca in eccesso la sua percentuale di guadagno.
  • Il venditore che scrive che la spedizione per lui è un costo che il cliente gli deve rimborsare, e rende noto esattamente tale costo. Calcola il suo margine di ricarico analizzando il bilancio aziendale e si attiene a tale valore. Indica nella sua offerta di vendita che acquisti di merce in quantità si traducono per lui in minori spese, che è disposto a trasformare in sconto sull'importo totale dell'ordine.

Lasciando la parola ai distributori della soluzione informatica Ge.M.M.A., ecco una parentesi dedicata ai venditori che si stanno chiedendo perché dovrebbero formulare l'offerta di vendita in modo economicamente svantaggioso, abbandonando la modalità che attualmente risulta in cima alle preferenze degli acquirenti.

Accantonando le ragioni etiche, quelle di trasparenza comportamentale e la possibile preferenza dei clienti (se debitamente spiegato) per questo "metodo svantaggioso", ragioniamo sulla semplificazione che ne potrebbe derivare.

Per un'azienda, stabilire il giusto ricarico da applicare nella vendita dei suoi articoli e/o servizi rappresenta una decisione strategica delicata, perché bisogna mantenere in equilibrio due fattori opposti, il profitto aziendale (che si vorrebbe alto) e i prezzi praticati dalla concorrenza (che spingono il ricarico verso il basso). Inoltre, durante la vita aziendale, ci può essere una condizione che necessita una più accurata stima delle spese generali, quando l'azienda volesse provare ad aumentare le vendite riducendo il ricarico.

Fatta questa premessa, vediamo come i due metodi di conteggio delle spese di spedizione influenzano la preparazione del piano economico aziendale preventivo, usato per calcolare i ricarichi e prevedere i profitti.

  • Con la formula "spedizioni gratuite" bisogna considerare tra le spese generali un importo approssimativo per ogni ordine, non prevedibile con esattezza, perché dipende dal numero di ordini e da quanti supereranno la franchigia; riportarlo poi proporzionalmente ai singoli articoli che verranno venduti a prezzo differente tra loro, per ottenere l'incidenza delle spedizioni sul costo di produzione degli articoli. Il risultato è una formula complessa e approssimativa, per cui spesso, dopo avere guardato un paio di volte il piano economico, si dice fra sé e sé: "mi sa che io guardo i numeri dello scorso anno e li modifico a caso" (se avete "lo scorso anno", perché se state avviando l'attività dovrete trovare altre scorciatoie). L'obiezione che l'incidenza delle spese di spedizione è bassa, perde di consistenza quanto più basso è il prezzo di vendita degli articoli, quindi è giusto che abbiate una reazione diversa se vendete gioielli o salsa di pomodoro. Sta di fatto che un po' di precisione in più non è mai inutile.
  • La formula "costi espliciti" semplifica tutto. Le spese di spedizione non vengono incluse nel piano economico aziendale preventivo. Quindi, non influenzano la determinazione del ricarico (margine di guadagno). Compaiono in una lista consuntiva a parte con bilancio zero: spesi X euro - incassati X euro.

 

Costi finanziari e sociali dei metodi di pagamento, agiamo controcorrente, rendiamoli espliciti!

Dopo avervi spiegato che non è un vantaggio per l'acquirente non esporre, e non includere in un ordine, i costi di spedizione connessi a una vendita, immaginiamo che vi sarà facile comprendere che vale lo stesso ragionamento per i costi del metodo di pagamento, perché, anche se da acquirenti non ci si fa caso, può avere un costo anche il semplice trasferimento (pagamento/incasso) di un importo economico. Normalmente questo costo è in carico al venditore, quindi, per il solito principio che un venditore deve rientrare delle spese che sostiene: o le inserisce esplicitamente nella vendita; oppure dovrà attuare un metodo alternativo, non esplicito e meno preciso, valutando qual è il metodo di pagamento per lui più costoso e facendo pagare quell'importo a tutti i suoi clienti, indipendentemente dal metodo di pagamento effettivo che utilizzeranno, in questo modo è certo che le vendite includeranno sempre il suo prefissato margine di guadagno e talvolta un po' di più.

Normalmente le spese connesse al metodo di pagamento vengono trascurate, perché la loro incidenza, su un singolo ordine, è minore di quella delle spese di spedizione. C'è però una differenza sostanziale: l'effetto "spedizione" cessa con la conclusione dell'ordine e la fruizione del bene ricevuto, mentre l'effetto "pagamento" si propaga, perché l'importo incassato verrà poi utilizzato dal venditore per pagare, quando sarà cliente. Quindi quel costo riduce lentamente il potere d'acquisto del denaro scambiato nelle transazioni finanziarie. Ad esempio, se questo costo è occultato, il cliente pensa di avere consegnato al venditore denaro pari a 100, ma quando il venditore vestirà i panni di cliente quei 100 avranno per lui potere d'acquisto pari a 97, e così via.

Nota: il termine "denaro" è inteso in modo generico come tutto ciò che viene accettato come mezzo di pagamento.

Non è mai stato di moda, ma, dopo la premessa precedente, pensiamo che sia arrivato il momento di rendere noti anche i costi generati da un semplice pagamento, perché proliferano i differenti metodi di pagamento, ma vengono proposti agli utilizzatori solo esaltandone la velocità, la comodità di utilizzo e gli sconti o i rimborsi che possono generare per gli acquirenti, senza spiegare chi paga questi sconti e chi sostenta l'azienda che promuove il metodo.

Proponiamo quindi un approfondimento per un'azione che compiamo continuamente, ma della quale non sempre siamo a conoscenza di tutte le implicazioni.

Noterete che quelli che chiamiamo nuovi metodi di pagamento non sono altro che intermediari che gestiscono gli effettivi metodi di pagamento, perché alla fine quando pagate: o usate una carta di credito o debito; o fate un bonifico; o consegnate del contante.

Dopo il predominio assoluto delle banche, si è sviluppato un settore che offre grandi opportunità economiche, opera in modo quasi integralmente virtuale e non è propenso a divulgare pubblicamente chi deve sostenere i costi per i proventi del settore.

Relativamente a quest'ultima affermazione, vogliamo porre la vostra attenzione sul seguente esempio.

Quando comprate online non fate caso al tipo di carta di credito o servizio che usate per pagare il vostro ordine, perché sarà poi il venditore a pagare l'istituto di credito che avete scelto come intermediario.

Accade diversamente quando il pagamento è attuato verso la Pubblica Amministrazione (PA), utilizzando ad esempio lo strumento "pagoPA". In questo caso la Pubblica Amministrazione non si fa carico dei costi del metodo di pagamento e vengono elencati tutti i metodi disponibili e il relativo costo, che andrà ad aggiungersi all'importo da pagare alla PA.

Nell'ottica della trasparenza anche nei rapporti commerciali, non ci indigna il comportamento della PA, tutt'altro, ci domandiamo perché anche i venditori normali non trovano il coraggio di opporsi al "nascondiamo per vivere meglio tutti", a partire da ...

In breve, i costi delle transazioni economiche di basso livello (acquisti dei consumatori) sostengono in buona parte il sistema finanziario e bancario e sono correlati allo strumento di pagamento usato, anche il contante ha un costo, sostenuto dai cittadini.

Nello specifico, la moneta contante ha un costo di conio/produzione sostenuto dall'intera popolazione, per cui, in un regime democratico, ognuno vi contribuisce in maniera proporzionale ai redditi personali. Il costo percentuale di questo metodo di pagamento non è facilmente determinabile ma è alla base del "sistema denaro". La riduzione nell'uso del contante, in uno stato sociale ottimizzato, si traduce in un risparmio sui costi di conio che dovrebbe essere investito per produrre un equivalente beneficio economico di livello generale per tutti i cittadini.

Invece, la riduzione nell'uso del contante va semplicemente a vantaggio dei metodi di pagamento immateriale, che vengono proposti con costi precisi e consistenti, nonostante la loro natura virtuale. Questi costi sono determinati in relazione all'importo della transazione economica che li origina, ma non sono equamente distribuiti come il costo della moneta contante, perché gravano solo su uno due attori della transazione economica (normalmente sul venditore o raramente sul cliente).

Con questa osservazione non vogliamo incentivare l'uso del contante, perché la comodità e la tracciabilità dei pagamenti elettronici sono vantaggi innegabili, ma piuttosto pensiamo che bisognerebbe ridurne i costi, e se questo non è possibile, almeno offrire all'acquirente la possibilità di scegliere.

In generale, il "sistema denaro" di una società umana ha oggettivamente un costo, e quando è possibile limitarlo ne beneficiano, prima, i diretti attori delle transazioni economiche, il venditore ed il cliente, e poi anche altri, con un effetto a cascata, perché viene mantenuto più elevato il potere d'acquisto del "denaro" scambiato (nella catena di riuso del "denaro", quando il venditore diventa cliente).

Per questo, nella realizzazione del sistema gestionale Ge.M.M.A. ci siamo proposti 2 obiettivi da realizzare in momenti differenti. Dapprima creare la consapevolezza negli acquirenti dei costi che si generano nel pagamento di un prodotto o servizio, e successivamente la diffusione di una soluzione integrata per rendere la linea di trasferimento del "denaro" più semplice ed economica possibile, avvicinando il più possibile il costo a zero. Con questo documento promuoviamo il nostro primo obiettivo.

Per iniziare a fare chiarezza, utilizzando dati numerici reali, illustriamo alcuni esempi di commissioni sui pagamenti.

I pagamenti elettronici con carte di credito hanno un costo percentuale medio compreso tra il 1,1% e 2,5%, ma si può anche superare il 3%, in relazione al circuito della carta di credito (intermediario) e alla banca del venditore. Questo costo è sostenuto integralmente dal venditore, che normalmente paga anche per l'installazione degli apparati usati per leggere le carte di credito ed il loro canone mensile.

Gli istituti che gestiscono le carte di credito giustificano queste commissioni dicendo che loro anticipano del denaro per conto dell'acquirente, concedendogli un "credito", senza sapere se è realmente posseduto all'atto dell'acquisto.

Talvolta, quando l'importo del pagamento è molto basso, gli istituti di credito non applicano solo una commissione percentuale, che genererebbe un guadagno esiguo, ma impongono un importo minimo di commissione, che oscilla tra 5 e 30 centesimi di euro. Questa è la ragione dello svantaggio, per i venditori, nell'accettare pagamenti elettronici di importi bassi, perché in questo caso il venditore vede il suo guadagno calare percentualmente molto di più.

Un altro esempio con uno strumento di pagamento ben noto a livello mondiale, sono le tariffe Business PayPal. Che sono:

3,4% + 0,35 € per transazione, con costi a carico del venditore che riceve il pagamento. Per transazioni internazionali si parte da circa il 5,39% + 0,35 €, con maggiorazioni aggiuntive a seconda del paese di provenienza del pagamento. Per accedere a tariffe personalizzate bisogna avere un volume di vendita mensile superiore a 50.000 €.

Un metodo economico, sono i pagamenti elettronici con carte di debito-bancomat, che hanno commissioni normalmente 0,2-0,3%, perché usano risorse finanziarie già nella disponibilità dell'acquirente.

Un nuovo interessante metodo di pagamento è il bonifico istantaneo (spostamento denaro tra conti correnti bancari), che azzera l'intervallo temporale tra il momento del pagamento e quello dell'incasso, presente invece nei bonifici tradizionali, ma che attualmente ha un costo di esecuzione pari a zero (come da tempo avviene per i bonifici tradizionali). In origine anche i bonifici tradizionali avevano un costo, che è stato azzerato con la diffusione dei conti correnti online. Similmente è accaduto per i bonifici istantanei, alla loro introduzione, il 21 novembre 2019 in Italia e in tutta l'Eurozona, essi avevano un costo, che è stato azzerato o equiparato a quello dei bonifici ordinari, a partire dal 9 gennaio 2025. Questo importante cambiamento è il risultato dell'applicazione di un regolamento dell'Unione Europea, per promuovere la digitalizzazione dei pagamenti nell'area SEPA. Normalmente l'azzeramento dei costi riguarda i correntisti privati, non sempre nei conti correnti aziendali i bonifici sono totalmente gratuiti.

Nonostante il vantaggio economico che il bonifico istantaneo ha rispetto ad altri metodi di pagamento online istantanei, è ancora poco utilizzato perché è un po' più macchinoso per l'esecutore rispetto ad un pagamento con carta di credito. Però proprio con l'adozione della trasparenza dei prezzi per i compratori, vogliamo incentivarne l'utilizzo, rendendo esplicito il fatto che la scelta di questo metodo di pagamento non aggiunge all'importo dell'ordine alcun onere, né per il venditore né per il cliente.

Dopo gli esempi precedenti, sottoponiamo alla vostra attenzione la seguente considerazione.

La commissione percentuale trattenuta in relazione allo strumento di pagamento scelto è calcolata sull'importo totale della vendita (ricavo), ma anche il reale guadagno del venditore è una percentuale dell'importo totale che incassa (ricavo). Quindi, facendo degli esempi numerici con differenti percentuali di guadagno e un costo di pagamento del 3% sul totale, noteremo che:

  • Per un venditore che guadagna il 10%, esso si riduce al 7%, trasformando in costi ben il 30% dei guadagni ipotizzati dal venditore (guadagno-teorico=10%, guadagno-reale=7%, peso, sul guadagno, dello strumento di pagamento = 30%).
  • Un guadagno del 50% (prezzo di vendita = il doppio del prezzo di costo/produzione, ricarico = 100%), si riduce al 47%, trasformando in costi il 6% dei guadagni ipotizzati dal venditore.
  • Un guadagno del 20% (ricarico = 25%), si riduce al 17%, trasformando in costi il 15% dei guadagni ipotizzati dal venditore.

Per questo avere l'imprevedibilità dei costi di pagamento obbliga il venditore a ragionare per eccesso quando ipotizza la percentuale di guadagno che vorrà realizzare, specie per i venditori che operano con ricarichi bassi, perché per loro non è trascurabile la spesa per l'incasso.

Ciò che si vuole realizzare adottando la trasparenza dei prezzi per i compratori è offrire al cliente il libero arbitrio nella scelta consapevole dello strumento finanziario che consente di concludere un acquisto. Sarà quindi il cliente a privilegiare l'aspetto per lui più importante in ogni singolo acquisto (economia, comodità, disponibilità, velocità, ecc.).

Aggiungiamo che l'incentivazione dello Stato verso strumenti di pagamento che eliminano la frode fiscale, sarà tanto più efficace quanto meno ridurrà il potere d'acquisto del "denaro".

Giocando con i numeri vi proponiamo la seguente simulazione della riduzione del potere d'acquisto, per comprendere l'importanza sociale del contenimento dei costi di pagamento.

Presupposto: uso di un sistema di pagamento che obbliga il venditore a sostenere una spesa/commissione percentuale del 3%. Ipotesi plausibile e semplificata rispetto alla realtà dei costi dei sistemi di pagamento, che possono avere anche franchigie e costi fissi.

Simulazione: 100 acquisti che partono da un primo acquisto di 100 € senza mai aggiungere altro denaro.

1° passaggio) Un cliente compra dando 100 € al primo venditore. Il venditore dovrà versare il 3%, pari a 3 €, all'istituto che ha gestito la transazione economica. Potrà usare quindi 97 € per fare il suo acquisto rivestendo il ruolo di secondo cliente presso un secondo venditore.

2° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 97 €; si ridurrà a: 97-3% = 97-2,91 = 94,09 €

3° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 94,09 €; si ridurrà a: 94,09-3% = 94,09-2,8227 = 91,2673 €

4° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 91,2673 €; si ridurrà a: 91,2673-3% = 91,2673-2,738 = 88,5293 €

10° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 76,0231 €; si ridurrà a: 76,0231-3% = 76,0231-2,2807 = 73,7424 €

20° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 56,0613 €; si ridurrà a: 56,0613-3% = 56,0613-1,6818 = 54,3794 €

40° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 30,4858 €; si ridurrà a: 30,4858-3% = 30,4858-0,9146 = 29,5712 €

60° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 16,578 €; si ridurrà a: 16,578-3% = 16,578-0,4973 = 16,0807 €

80° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 9,015 €; si ridurrà a: 9,015-3% = 9,015-0,2705 = 8,7446 €

100° passaggio) Il potere d'acquisto attuale è 4,9023 €; si ridurrà a: 4,9023-3% = 4,9023-0,1471 = 4,7553 €

Dall'esempio risulta evidente quanto rapidamente cala il potere d'acquisto rispetto al suo valore iniziale.

 


 

Quando avremo un volume economico che lo giustifica, vi attendiamo per proseguire la lettura presentando il nostro obiettivo di secondo livello: una soluzione di pagamento integrata in Ge.M.M.A. con costo irrisorio.